Venerabile P. Gregorio, frate francescano minore

“Benedico il Signore che mi ha dato consiglio… Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare.” (Sal 15,7-8)

Carissimi amici e fratelli nel Signore,

questi versi del salmo 15 appena pregato, penso siano le espressioni che meglio sintetizzano ed illuminano tutta la persona del venerabile P. Gregorio, frate francescano minore.

Uomo semplice ed umile, ha saputo vivere e coniugare le sue capacità umane ed intellettive e le sue conoscenze alla luce della Parola obbedendo a quanto la Provvidenza ed il dialogo con i suoi legittimi superiori andava indicando. Conoscitore della Parola di Dio, Gregorio, docente di filosofia e teologia, ha tenuto sempre la certezza che “Dio provvede”. Dalla Sacra Scrittura attinse questa forza negli esempi di Abramo, Isacco, Giacobbe… di Gesù stesso che chiede un abbandono filiale nella Provvidenza del “Padre celeste, il quale fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni”.

Richiamo questi testi, perché il nostro Venerabile impostò e visse la sua esistenza proprio seguendo il binario della Fede e della Provvidenza investendo tutto se stesso dapprima come frate minore, poi come guida dei suoi confratelli e, nel contempo, come Maestro e Guida della neo-fondazione delle Suore Terziarie Francescane per le Missioni.

Come giunse a realizzare il progetto fondazionale, cioè la nostra fondazione, è difficile leggerlo e ancor più comprenderlo se non ascoltiamo quanto lui stesso ha scritto: “Meravigliosi sono i tratti della Divina Provvidenza alla quale nessuno ha il diritto di chiedere perché questo, in questo modo, e non altrimenti” e in tempi più maturi, sottolineando l’operato provvidenziale, dice: “dunque ammira i tratti della D. Provvidenza che a mezzo di quella nobildonna francese (Laura Leroux) volle la fondazione di questo Istituto”.

Attento e docile ai segni del tempo, sempre si fida e si affida alla Provvidenza che sta alla sua destra.

Ma chi è P. Gregorio, perché a distanza di più di 100 anni dalla sua morte, lo si scopre e si parla di questo silenzioso frate minore?

Gregorio è un viterbese (1822-1894), ultimo di 9 figli di Antonio Fioravanti e di Maria Teresa Ruspantini. Un Frate Francescano Minore. Orvieto, Viterbo, Roma sono i luoghi che hanno segnato la sua formazione e che da subito lo hanno visto giovane in cammino verso la santità, Cristo Gesù. Da Roma l’obbedienza lo chiama a Venezia. Qui esercitò il suo ministero di docente e di maestro, qui incontrò – per piani noti solo alla Provvidenza – la nobile signora, Laura Leroux duchessa di Bauffremont. Era l’ottobre del 1859 quando ella a lui si rivolse per dare inizio ad un nuovo istituto di religiose francescane che, per consiglio dello stesso Padre Gregorio, fu orientato alle missioni apostoliche.

Non capita a tutti di imbattersi in proposte impensate? E noi come ci comportiamo? Esclamazioni, agitazioni o altro! Nulla di questo in P. Gregorio. Certo anche lui fu colto da comprensibile perplessità e stupore, ma sentì in quella richiesta un segno di Dio. Perciò fiduciosa preghiera e insistente contatto epistolare con i suoi Superiori maggiori e coll’Arcivescovo di Udine per ricevere il giusto consiglio e per sentirsi accompagnato dalla Chiesa in questo suo difficile ed interrogante tratto di strada. Ecco allora che, in radicale obbedienza al piano di Dio, con estremo sacrificio ed umiltà e spinto dall’ardore apostolico, accettò dal Ministro Generale l’oneroso incarico di guidare l’opera delle Terziarie Francescane per le Missioni, eretta canonicamente il 21 aprile 1861, in Gemona del Friuli (UD).

Perché oggi lo ricordiamo? Per le grandi imprese da lui compiute? No, certo! Non ha scritto trattati, non ha compiuto gesti eclatanti.

Lo ricordiamo perché visse la santità nella ferialità, così come oggi ci insegna papa Francesco, perché “fu un uomo di fede”, perché alle richieste del Signore, sempre ripete: “Sulla tua parola getterò le reti” (Lc 5,5), che, nella sua attuazione, così risuonano: “non ho il diritto di chiedere perché questo, perché in questo modo”.

Novello Francesco, al Signore chiede: ‘Che cosa vuoi che io faccia’? E lo chiede con serena ed incessante orazione, in umile ascolto di quanto lo Spirito suggerisce, con l’atteggiamento proprio di chi ha l’interiore certezza di aver incontrato Dio e di sentirsi in sua comunione. Non stupisce il richiamo rivolto ai suoi frati quando dice che la preghiera “fortifica…” o quando sollecita a “…tenersi alla presenza di Dio, mezzo efficacissimo per unirsi alla di Lui stessa volontà”. Certezza che lo porta ad accettare scelte da lui impensate ma volute dalla Provvidenza, per cui: “Iddio così dispone”.

Non solo, ma costantemente incoraggia a “ritrarre tutta la sapienza dalla contemplazione avanti l’immagine di Gesù Crocifisso” come insegna Francesco d’Assisi.

Il suo è un compito delicato ed impegnativo: 1° come ministro provinciale delle fraternità del Lombardo-Veneto deve favorire la ripresa della vita comunitaria (fraterna) ed incoraggiare alla riqualificazione della vita spirituale; 2° come guida della Fondazione delle Suore. Compito condotto con premuroso e sofferto amore. La fondatrice, Laura Léroux, nel 1863, lasciò il convento “S. Maria degli Angeli”, per cui il Padre, vero fondatore, si fece persino mendicante per il sostentamento delle suore, accettò, come offerta quotidiana, umiliazioni non indifferenti.

Noi che avremmo fatto? Gregorio, temprato fin dalla fanciullezza dal dolore (sua madre morì quando lui aveva solo 6 anni!), ma anche aiutato a rivolgersi al Signore quale Padre provvido, prosegue il suo cammino con fiducia nella Presenza, con quotidiano richiamo a se stesso, sul valore dell’essere cristiano consacrato a Dio per il Regno.

Leggiamo dai suoi appunti personali:

“A che fare fui creato? A che fare sono religioso? Non ad altro che per servire Dio. Oh! Quale gioia e quanti vantaggi a chi tiene Dio colla mente e col cuore! … “Chi ama Dio teme di offenderlo”. E negli ultimi tempi di vita, ormai il ‘Maestro’ e la ‘Guida’ sicura per le ‘sue’ suore, con profonda umiltà, scrive nei suoi appunti: “… Io sono vissuto anche troppo per me. Ora devo vivere per Gesù, con Gesù, in Gesù”. Vera risonanza dell’esperienza-insegnamento di Francesco d’Assisi che, in fin di vita, dice ai suoi frati:” Incominciamo, fratelli, a servire il Signore Dio nostro, perché finora poco abbiamo progredito”. Ardore che si comunica, che diviene ed è missione-profezia-affidamento. Ed alle suore: “Che il vostro cuore si apra largamente alle tenere emozioni della più profonda riconoscenza e che la vostra vita sia un continuo rendimento di grazie”. Incoraggia le novizie “a tenersi alla presenza di Dio, mezzo efficacissimo per unirsi alla di Lui volontà ed anche per acquistare la ‘Santa indifferenza’ in tutti gli avvenimenti della giornata”.

“La ‘Santa indifferenza’ che non è noncuranza o inerzia, ma è un rimettersi in ogni cosa alla volontà di Dio, senza che io voglia una cosa più che un’altra di quello che Iddio lascia al libero arbitrio. Un vero richiamo paterno rivolto alle sue suore e a se stesso a rimanere in paziente attesa, in fiduciosa disponibilità, in umile servizio … attenti “ a confidar in Dio e non mai nelle persone di questo mondo … perché … vedrete … che quanto più avrete confidato, tanto più Dio vi consolerà”.

Vivere la speranza e nella speranza ha fatto di quest’umile frate un uomo di Dio, un uomo che ha tenuto Dio come suo unico Bene ripetendo con S. Francesco la sua adesione al Signore: “Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, Signore Dio vivo e vero”. Il termine Speranza non ricorre nei suoi scritti, ma ritorna con frequente insistenza nelle forme ‘senso di fiducia, di consolazione, di sostegno, di attesa … Come già la Cavani fa supplicare con estrema angoscia il suo Francesco alla Verna … “Parla, Signore! Parlami!”. Anche P. Gregorio non si stanca di incoraggiare, di suggerire che “in ogni nostro bisogno dobbiamo ricorrere prontamente, ed anche con ogni fiducia e senza alcuna esitazione, … al S. Cuore di Gesù, sicuri che, ricorrendo noi debitamente e convenientemente, otterremo quanto chiederemo … Coraggio adunque! Diamo gloria a Dio”. Dice una testimone che “Trascorreva molte ore in chiesa a parlare con Dio, nel silenzio e al buio … Se dovevano cercarlo, prima andavano in chiesa e molto spesso lo trovavano là, assorto …”. Ci ritornano le frasi iniziali: “Sta alla mia destra, non potrò vacillare …”. “Seguiamo i passi della Divina Provvidenza perché sempre ‘Dio provvede’, perché “Io, il Signore, ho vinto il mondo”.

A queste vette giunge chi è vissuto nella carità, chi ha curato, giorno dopo giorno, il vero Amore: Dio. E Gregorio ha tradotto tale amore in carità operosa, attenta e fraterna nei confronti dei suoi frati, paterna-materna verso le sue suore. Testimonianza e scritti lo attestano.

Egli considera la Testimonianza come l’apostolato per eccellenza. Dice che la prima carità da offrire al prossimo, come cristiano e francescano, è ‘il buon esempio’.

Il suo fu, comunque, un ‘servizio di carità e alla carità’ che, di volta in volta, divenne sollecitudine, schiettezza, equilibrio, forza, tolleranza. Dalle lettere al suo Ministro Generale, ed anche dai rapporti con le sue suore, balza questa tensione ed attenzione.

Non cessa di ribadire che la testimonianza vera è quella dell’essere e del fare. ama ribadire che Dio non chiama a strafare, ma a fare bene il bene che facciamo “… sta nel fervore nel dare a Dio ciò che gli si dà, con cuore, con amore … benché sia poco”.

Finalità propostasi fin dai primi tempi del suo cammino spirituale, quando scrive:

“Voglio promuovere in me il Regno di Dio:

  • coll’abnegazione della spogliazione della propria volontà,
  • col cercare in ogni cosa la volontà, il beneplacito di Dio.”

E sempre ricorda, con vera ansia evangelica che il primo e principale modo di evangelizzare è la silenziosa proclamazione del Regno di Dio: tutti siamo pellegrini e forestieri in questo mondo volti a porre al centro dell’operare la qualità evangelica della vita.

Attento nel realizzare quanto prima il carisma proprio della Fondazione, fin dagli inizi, nel 1865 invia le prime missionarie nel Nord America, e nel 1872 nel Medio Oriente al fine di accogliere ed educare la gioventù più povera ed abbandonata.

Per il suo ardore apostolico e per il sostegno dato alle missioni, pur non andando mai fuori d’Italia, il Venerabile P. Gregorio fu riconosciuto Missionario apostolico. Anticipatore della piccola-grande Teresa di Lisieux che offrì la sua vita per i missionari e che papa Pio XI, nel 1927, proclamò Patrona delle Missioni? Non sappiamo, ma questi sono i segni della Provvideza.

Il tempo vissuto dal nostro P. Gregorio non è semplice, anzi complesso per le vicende storico – politiche, per la cultura (un bene riservato ai ricchi e alla insorgente borghesia), per le tensioni ideologiche e sociali, per un laicismo nascente, per l’attività professionale, per … eppure, proprio in questo contesto, Gregorio è riuscito a vivere, ad incoraggiare, a relazionarsi anche con le massime autorità del tempo, a proporre, ricorrendo solo al suo modo di essere semplice, umile, rispettoso, equilibrato, ricco dell’esperienza di Dio. E’ tuttora vero modello per la qualità di accoglienza, l’attento ascolto, il fraterno dialogo, la paziente attesa di padre.

Concludiamo chiedendo al Signore, che per l’intercessione del Venerabile P. Gregorio, continui a benedire la Comunità Lussemburghese e l’Istituto delle Suore FMSC conceda nuove vocazioni alla santità per la crescita di questa e per la continuità del nostro carisma nella Chiesa.

Celebrazione Eucaristica in Lussemburgo, 7 ottobre 2018

Suor Loredana Borsato FMSC

 
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